Simone Micheli: “la luce è una sostanza da plasmare”
by Chiara Poggi
La luce che diventa materia, sostanza da plasmare per costruire spazi e modellare superfici. Gli specchi che utilizzano il potere della luce per amplificare la metratura, moltiplicare i livelli, definire le aree.
Bellezza e funzionalità, grazie alla firma di Simone Micheli, vengono tradotte in forme fluide, rotonde, avvolgenti, sensuali. I progetti di Simone Micheli Architectural Hero diventano icone dal forte spessore comunicativo. Le sue creazioni, sostenibili e sempre attente all’ambiente, hanno l’obiettivo di esaltare la sensorialità umana, lasciare spazio all’emotività. Un nuovo concetto di lusso che non è opulenza, sfarzo, abbondanza, ma essenzialità di contenuti, attenzione alle risorse, negazione degli sprechi.
MaterialiCasa: Quali aspetti possiamo rintracciare nelle sue architetture?
Simone Micheli: Tradurre la complessità dell’epoca contemporanea in semplicità è il fil rouge che sottende il mio fare progettuale. Forme fluide, avvolgenti, affascinanti sono il risultato della sintesi di bellezza e funzionalità che avviene attraverso la combinazione di volute dissonanze e contraddizioni che costruiscono inedite armonie. L’obiettivo delle opere architettoniche a cui do forma è quello di trasformare l’ospite nel protagonista indiscusso di una scena costruita proprio per lui. Generando, quindi, risposte modulabili sulla base delle cangianti esigenze dell’uomo, grazie all’impiego di tecnologia d’avanguardia.
MaterialiCasa: Nei suoi lavori emergono molto i temi "hospitality” e ristorazione. Come definirebbe il suo approccio a questi tipi di progetti?
Simone Micheli: Scevro da stereotipi e preconcetti. Basato sulle concrete necessità dell’uomo di oggi. Sui desideri del committente e sulle caratteristiche del contesto sia fisico, sia sociale ed economico, in cui le opere prendono forma. I luoghi dell’ospitalità sono cambiati molto negli ultimi anni perché sono diventati sempre più frequenti e comuni gli spostamenti degli esseri umani che manifestano diversificati approcci all’esistenza. L’ibridazione delle funzioni e la necessità di ampliare le prospettive hanno influenzato anche la creazione degli spazi dedicati al food, che immagino come opere in cui esaltare la sensorialità degli individui, favorire lo sviluppo della soggettività e una pura relazione con l’altro.
MaterialiCasa: I suoi progetti ci portano in una dimensione dove oggetti futuristici dialogano con contesti antichi. Come riesce a stabilire questa connessione?
Simone Micheli: Grazie ad analisi e approfondimenti volti a conoscere appieno le caratteristiche dei differenti contesti in cui ciascuna opera prende vita. Solo chi conosce la tradizione può permettersi di osare, infrangere le regole precostituite, superare il consueto. Attraverso l’utilizzo sapiente della dissonanza costruisco nuovi scenari, irriverenti, che dal passato traggono insegnamento e fondamento. E volgono lo sguardo verso l’altrove, il futuro, anticipandone alcune frammenti nel «hic et nunc»
MaterialiCasa: Colori, angoli smussati, forme fluide, luce… in che modo riesce a far “giocare” insieme questi elementi? Le luci rappresentano il fil rouge di tutti i suoi progetti? Può raccontarci cosa significa per Lei il colore? Come sceglie i suoi accostamenti?
Simone Micheli: La luce per me è una sostanza da plasmare che, alla stregua della materia, costruisce gli spazi, modella le superfici, definisce i livelli e i luoghi. Il colore, affascinante manifestazione di luce, è indispensabile elemento costitutivo dell’opera d’arte. Trae sostegno e acquisisce energia attraverso la biunivoca corrispondenza che si genera con la forma a cui appartiene e insieme all’oggetto o edificio di cui è parte. Non c’è uno standard da seguire, non una regola da rispettare, ma conoscenza, cultura, esperienze determinano le forme innovative che, di volta in volta, l’espressione acquisisce.
MaterialiCasa: Quali sono i materiali ai quali non rinuncia mai nelle sue architetture?
Simone Micheli: Tra i materiali ai quali non rinuncio mai c’è sicuramente lo specchio. Superfici levigate e riflettenti che utilizzano il potere della luce per amplificare gli spazi, moltiplicare i livelli, definire le aree. Moltiplicano le possibilità di azione e di reazione sia dei protagonisti sia degli elementi che compongono la struttura, contribuendo alla fondazione di luoghi ibridi, altamente contaminati, mai uguali. Capaci di generare situazioni di volta in volta differenti sulla base delle contingenze che determinano la scena.
MaterialiCasa: Quale sarà secondo lei il ruolo dell’architetto e quali mezzi utilizzerà per svolgere il proprio lavoro nel prossimo futuro?
Simone Micheli: Rimangono vivide e valide le stesse caratteristiche che contraddistinguono il progettista fin dagli albori della civiltà: la capacità di costruire oggetti, edifici, opere in grado di migliorare le esistenze degli esseri umani. Non di uno standard rigido o di un modello astratto ma degli individui reali. Con l’obiettivo di combinare la tensione ininterrotta verso la bellezza con le funzioni e le esigenze pratiche di ciascuno, nella vita quotidiana. Ogni opera è un «esistente», carico di responsabilità che non terminano con la fine del ciclo vitale usuale ma si protraggono oltre, per coprire anche lo smaltimento e la trasformazione in altro. L’architettura è una traccia univoca che gli esseri umani lasciano nel tempo, come manifestazione tangibile e duratura dei paradigmi culturali che caratterizzano le epoche.
MaterialiCasa: La pizzeria 3dddì di Firenze, è uno spazio dedicato al food che dal bianco trae la sua essenza. Ci può raccontare qualcosa in più riguardo a questo progetto?
Simone Micheli: Si tratta di un luogo immaginato per rivoluzionare il concetto standard di pizzeria. Bianco perché principio, nuovo inizio, energia. Bianco perché è composito, ed al suo interno raccoglie tutti i colori dello spettro luminoso. Bianco perché, in un luogo arguto e sagace, il bianco funge da sfondo ed esalta l’intorno. Ma non solo bianco ovviamente. In quanto le immagini di volti lungo le pareti del locale esaltano la componente sociale dell’essere umano, il suo desiderio di condivisione ed empatia. Per dare vita a uno spazio che è nutrimento non solo fisico ma anche mentale e psicologico per i visitatori.
MaterialiCasa: Come vede il ristorante del futuro?
Simone Micheli: Un luogo ibrido in cui le funzioni si contaminano e gli spazi sono abili nell’assumere valenze differenti. Con l’obiettivo di esaltare la sensorialità umana, lasciare spazio all’emotività. Permettere all’ospite di prendere il tempo necessario a scoprire e scoprirsi. Affinché si generi un nuovo concetto di lusso che non sia più conseguenza di opulenza, sfarzo, abbondanza. Ma essenzialità di contenuti, attenzione alle risorse, negazione degli sprechi. Luoghi in grado di portare la mente umana al di fuori dello spazio-tempo convenzionale, oltrepassare il conosciuto per offrire momenti di irripetibile, unico, benessere.
MaterialiCasa: Quale progetto sta seguendo adesso?
Simone Micheli: Sono molti i progetti che sto seguendo in questo momento, sia in Italia sia all’estero. Alcune sono idee che prenderanno presto forma, altre sono opere già in fase di realizzazione effettiva. Tra questi c’è Palazzo Gatto, una struttura poli-esperienziale dedicata all’ospitalità, nel cuore di Trapani, nella meravigliosa terra di Sicilia. Un luogo, unico, ibrido, altamente iconico pensato per esaltare il potere della parola e creare un confronto intelligente tra passato, presente e futuro. Pronto per accogliere gli ospiti e regalare esperienze irripetibili, complete, coinvolgenti, destinate a trasformarsi in proficua e attiva memoria, guida per conoscere l’ignoto che deve ancora sopraggiungere.