Speciale Posa 2025, Intervista doppia

Dopo il successo dell’intervista doppia dedicata ai posatori dello scorso anno, la redazione ha incontrato nuovamente due Mastri Piastrellisti per farsi raccontare il dietro le quinte di questo affascinante mestiere a cavallo fra arte, artigianato e... formazione continua!

Anche questa volta i protagonisti sono posatori certificati Assoposa: Wilmer Taboni e Piero Casalingo. Tra aneddoti di cantieri, sfide professionali e una passione che non conosce limiti, ci raccontano il loro mestiere da due prospettive. Esperienza, competenza e una buona dose di passione sono gli ingredienti principali di questa conversazione, dalla quale traspare l’anima di una professione fatta di soddisfazioni e dedizione.

Tile Italia: Il cantiere di cui andate più fieri?

Wilmer Taboni.

Wilmer Taboni: C’è un cantiere che mi piace ricordare, ma più che per un sentimento di fierezza, per un periodo di felice condivisione: nel 2018 ho collaborato con altri 5 associati Assoposa alla realizzazione di pavimentazioni e rivestimenti presso un cantiere a Cerea (VR). Non avevamo mai lavorato insieme come squadra e, tantomeno, c’era una frequentazione personale approfondita (con qualcuno nemmeno ci si conosceva!), eppure, grazie anche all’ottima coordinazione, il lavoro ha avuto uno svolgimento regolare, e abbiamo affrontato le problematiche quotidiane con uno spirito di confronto reciproco che ha permesso di arrivare più velocemente alla giusta soluzione. Questo ha significato per me un importante momento di crescita, e lo ricordo ancora come un momento molto felice personale e professionale.

Piero Casalingo: Difficile sceglierne uno, perché ogni cantiere ha un grande valore per me. Ogni progetto che porta la mia firma è motivo di orgoglio. Se proprio dovessi citarne uno, direi quello in cui ho iniziato a posare le prime lastre di grande formato. È stata una sfida, ma non mi sono mai tirato indietro di fronte alle novità.

Tile Italia: …e il risultato più entusiasmante?

Wilmer Taboni: Faccio fatica a risponderti in modo assoluto, perché il nostro risultato dipende, oltre alle difficoltà tecniche e operative, anche dal materiale che dobbiamo installare. Più quest’ultimo sarà di pregio, maggiore valore acquisirà il risultato finale, se avremo la giusta maestria nell’installarlo. Mi entusiasma molto quando poso materiali naturali quali pietre, marmi, porfidi o graniti. Certamente, con l’avvento dei grandi formati, ma soprattutto delle grandi lastre, ci troviamo ad affrontare problemi che in passato non esistevano. Portare al piano, tagliare, forare e installare lastre anche da cm160x320, magari in bagni dove si passa letteralmente al centimetro e a volte a millimetri, credo sia sempre un’impresa.

Piero Casalingo.

Piero Casalingo: Le sfide mi hanno sempre stimolato. Più un lavoro è complesso, più mi entusiasma. Uno dei progetti che ricordo con più soddisfazione è stato il restyling di una scalinata in legno con rampa a giro. Inizialmente, i committenti pensavano di resinare la superficie, forse perché credevano fosse l’unica soluzione per conferirle un aspetto moderno e rinnovato. Insieme all’architetto, però, abbiamo proposto una soluzione alternativa: rivestirla in gres porcellanato. Non è stato semplice convincerli, c’erano dubbi sulla fattibilità e sul risultato estetico, ma alla fine hanno accettato la sfida. Abbiamo quindi realizzato i gradini in gres, ricavati dalla lavorazione di piastrelle nel formato 120x120 cm, con spigoli lavorati a jolly (45 gradi) e un'alzata inclinata. Il risultato? Un autentico successo. La scalinata ha acquisito un'eleganza contemporanea senza perdere la sua identità, e i clienti ne sono rimasti entusiasti. Vedere la loro soddisfazione è stata la conferma che affrontare e vincere sfide tecniche ripaga sempre.

Tile Italia: Il cantiere più complicato che vi sia capitato?

Wilmer Taboni: Mi viene in mente uno degli ultimi cantieri, dove i pavimenti e rivestimenti erano in grandi lastre e, oltre a tutte le solite problematiche relative a questa tipologia di materiale, mi sono trovato a dover gestire il fatto che sul luogo erano presenti tutte porte raso muro a scomparsa. Come sempre, e ancor di più in questi casi, sopralluoghi e verifiche preliminari sono assolutamente necessari.

Piero Casalingo: Ci piace metterci alla prova, o forse sono un po' masochista, ma cerchiamo di selezionare solo lavori complessi. Le sfide sono più stimolanti e, una volta superate, danno enormi soddisfazioni. Ogni cantiere ha le sue difficoltà, ma è proprio lì che entra in gioco l’esperienza: trovare soluzioni, studiare ogni dettaglio e ottenere il miglior risultato possibile. È questo che rende ogni progetto unico e appassionante.

Tile Italia: …e quello con la committenza più difficile?

Wilmer Taboni: La committenza diventa difficile quando vuole fare prevalere l’estetica sulla funzionalità. Le due cose devono andare a braccetto, ma se per esigenze di cantiere bisogna scegliere, è chiaro che la funzionalità non può essere sacrificata. Si cercherà il giusto compromesso. Le richieste classiche sono pavimenti senza fughe (non consentito dalla normativa), no a giunti in corrispondenza dei tagli di controllo dei massetti (tipo porte), posare uno o due giorni dopo che è stato fatto il massetto di tipo tradizionale, ecc.

Piero Casalingo: Onestamente, non mi viene in mente nessun caso particolarmente difficile. Ogni cliente ha le proprie aspettative e preferenze, ma con il giusto approccio e la comunicazione, siamo sempre riusciti a trovare un punto di incontro. Credo che la chiave sia ascoltare e comprendere le esigenze, in modo da poter offrire sempre la miglior soluzione.

Tile Italia: Quale materiale amate di più, e perché?

Wilmer Taboni: Amo i prodotti naturali, quindi pietre, marmi, porfidi e graniti, ma se usciamo dall’ambito del mio lavoro, adoro anche il parquet. Prima di iniziare la posa di questi materiali, chiedo al cliente se ci sono particolari estetici che non apprezzano, così da fare una selezione preventiva. Però, personalmente, mi viene difficile vedere dei difetti nei prodotti naturali, o meglio, ne apprezzo anche quell’aspetto.

Piero Casalingo: Le grandi lastre, senza dubbio. Oltre alla tradizionale posa a pavimento o rivestimento, offrono infinite possibilità, come la creazione di strutture e oggetti d’arredo. Mi entusiasma la loro versatilità e la capacità di trasformare uno spazio in modi inaspettati. Nel fine settimana, mi piace esercitarmi nella realizzazione di questi oggetti, utilizzando anche gli scarti. È un modo per sperimentare e dare nuova vita ai materiali.

Tile Italia: …e quello che proprio non vi convince?

Wilmer Taboni: Certamente mi metto le mani nei capelli quando devo lavorare e posare prodotti ceramici che io definisco troppo secchi o con tensioni. Sono quei materiali che, quando ti accingi a tagliare, anche se usi tutte le precauzioni, come fori tondi prima del taglio, oppure anche con il taglio semplice a macchina manuale, si “aprono” dove vogliono loro. Lì diventa complicata la gestione e hai sempre il timore che, anche se sei riuscito a fare - per esempio - un taglio a L o C, il giorno dopo la posa ti ritrovi la piastrella... con il filo di rottura.

Piero Casalingo: La resina.

Tile Italia: La cosa più complicata che avete dovuto imparare a fare?

Wilmer Taboni: Tutto ciò che non conosci o non hai mai fatto sicuramente può risultare complicato o, almeno per me, è stato così. Magari un mosaico particolare, la posa di grandi lastre, incollare su superfici diverse dal classico massetto... potremmo fare moltissimi esempi. Però sono sicuro che, se per quel lavoro ho la possibilità di confrontarmi con qualcuno che già l'ha affrontato, mi si semplificata - di molto - la vita. Qui allora sottolineo nuovamente l’importanza di Assoposa: in associazione ci sono concentrate esperienze che non basterebbero cento vite per viverle, e sono disponibili gratuitamente! Ho un problema, chiedo in chat nazionale e certamente qualcuno che l’ha già affrontato mi risponderà con la soluzione.

Piero Casalingo: Gestire... i clienti.

Tile Italia: Cosa distingue un posatore bravo da uno eccellente?

Wilmer Taboni: Un posatore può essere bravissimo manualmente, ma se non sa stare al passo coi tempi e non si informa, rischia di vanificare le sue capacità. Faccio un esempio: in passato la posa era su un fondo di sabbia e cemento e si posava a spolvero; oggi tutti incollano, ma i massetti possono avere caratteristiche diverse tra loro. A noi spetta informarci, richiedere che ci venga data la relativa documentazione e procedere alle operazioni preventive alla posa. Primer se necessario, rasature se serve ripristinare planarità, verifica di eventuali cicli di shock termico e, in ultimo, verificare che l’adesivo sia idoneo al materiale da posare e alle esigenze ambientali. Se mancassero questi passaggi, potremmo incorrere in problemi seri a posa ultimata. Ecco che un posatore eccellente è quello con grande maestria e che si aggiorna.

Piero Casalingo: Per me, un posatore bravo è colui che, raggiunta una certa esperienza, si ferma, convinto di sapere già tutto. Un posatore eccellente, invece, è chi non si ferma mai, chi continua a formarsi, a sperimentare e a crescere. Nonostante anni di esperienza, è consapevole che c'è sempre qualcosa da imparare, anche da chi ha meno esperienza. L'eccellenza sta nella continua evoluzione e nell'umiltà di imparare, anche dai colleghi più giovani.

Tile Italia: Qual è, secondo voi, il futuro della posa, e come sta cambiando il vostro mestiere?

Wilmer Taboni: Il futuro della posa ceramica è difficile da prevedere. Attualmente il mercato offre più opportunità di differenziarsi rispetto al passato, proprio per l'evoluzione tecnica dei materiali. Forse in un futuro ci saranno macchine in grado di svolgere il nostro lavoro, almeno nei formati più semplici, e potremmo avere abitazioni prefabbricate che contengono ambienti già piastrellati, come già avviene in ambiti particolari. Ma per chi continuerà a tenere alta l'asticella della qualità, credo che non esisteranno crisi per parecchi anni a venire.

Piero Casalingo: Il nostro mestiere sta diventando sempre più complesso, soprattutto con l’arrivo delle grandi lastre. Oggi non si tratta più solo di posare piastrelle, ma di esplorare nuove possibilità, creando strutture di design sempre più ricercate e richieste dai clienti. Il posatore di oggi non può più improvvisarsi, è fondamentale avere una preparazione solida e continua. Personalmente, grazie ad Assoposa, che offre corsi molto interessanti, come quelli per l'attestazione di maestro piastrellista, lastrificatore e corsi sui volumi 3D, ho fatto un salto di qualità. Consiglio a tutti i miei colleghi di associarsi e, soprattutto, di investire nella propria formazione per restare al passo con le nuove tendenze.

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