La piastrella made in Spain cresce del 7%
L’industria spagnola delle piastrelle di ceramica si lascia alle spalle un altro anno di crescita confermando il buono stato di salute del settore. Secondo i dati forniti dal presidente di Ascer Isidro Zarzoso, il 2016 si è chiuso con un incremento di tutti i principali indicatori del comparto. La produzione totale stimata avrebbe raggiunto i 492 milioni mq, +11,8% rispetto ai 440 milioni del 2015. I ricavi generati da vendite sono cresciuti del 7,1%, superando i 3,3 miliardi di Euro, ossia 200 milioni di Euro in più rispetto al 2015 che si era chiuso con un analogo rimbalzo (+6,8% sul 2014). Tale incremento è stato peraltro equamente ripartito tra le vendite all’estero (+4,8%) e quelle sul mercato interno (+16%), dove è proseguito il lento ma progressivo recupero della domanda di piastrelle iniziato nel 2014. Come ha precisato Zarzoso, i 746 milioni di Euro realizzati sul mercato domestico sono ancora ben lontani dai valori del 2007 (circa il 60% in meno), tuttavia la spinta continuerà a venire soprattutto dagli investimenti privati destinati alle ristrutturazioni, grazie alla ripresa dell’economia spagnola e alla maggiore capacità di spesa di famiglie e consumatori.
Il buon andamento del comparto (terzo tra i settori che contribuiscono maggioramente al surplus commerciale della Spagna) ha spinto anche l’occupazione, con 500 nuovi addetti diretti. Significativi, poi, gli investimenti in R&S finalizzati alla produzione di materiali innovativi, idonei all’impiego in progetti di architettura.
- I mercati esteri
Le esportazioni, rivolte a 190 Paesi, hanno rappresentato il 77,5% del giro d’affari dell’industria spagnola, raggiungendo i 2,57 miliardi di Euro, +4,8% rispetto ai 2.452 milioni di Euro del 2015.
Con un’incidenza del 45,8% sul totale delle esportazioni, l’Europa si conferma il principale mercato di sbocco della piastrella spagnola, con vendite pari a quasi 1,2 miliardi di Euro (+7,7% sul 2015). A tale risultato ha contribuito l’incremento registrato nei mercati UE (990,7 milioni di Euro, +10,3%) che ha compensato una nuova contrazione in Europa Orientale (151 milioni di Euro, -7%), sebbene meno drammatica di quella registrata nel 2015.
La Francia, primo mercato estero, ha segnato un ulteriore progresso del 9,9% delle vendite; in aumento, sebbene in decelerazione, anche il Regno Unito (terzo mercato estero) a +5,1%, mentre si è rafforzato il tasso di crescita in Germania (+8,7%); è proseguito inoltre lo sviluppo delle esportazioni verso l’Italia (+12,4%).
Oltreoceano è proseguita anche nel 2016 la forte espansione dell’export verso il continente americano (383,5 milioni di Euro, +22,6%), dove si è registrato un altro forte miglioramento sia in Nord America (+30,4%) che in Centro America (+24,7%). Spicca il +28% delle vendite negli Stati Uniti (188 milioni di Euro), diventato il secondo maggiore mercato di esportazione per l’industria spagnola. In volume, la Spagna ha esportato in USA circa 17 milioni mq (fonte Tile Council of North America), con un incremento del 34,6% sul 2015 e un prezzo medio intorno agli 11 Euro/mq.
Tra i mercati storici e più strategici dell’industria spagnola, il Medio Oriente, che rappresenta il 20,5% dell’export totale, ha registrato l’anno scorso una flessione dell’1,1% rispetto al 2015. Il saldo negativo è stato determinato dalla forte battuta d’arresto in Arabia Saudita (-14,8%), scesa dal secondo al quarto posto tra i maggiori mercati esteri; positivo, al contrario, l’andamento in Israele (+4,6%) e in Libano (+16,8%).
Ancora in contrazione nel 2016 le vendite in Africa (-9%), concentrate per lo più nell’area del Maghreb che ha segnato un calo complessivo del 7,1%; di segno opposto, come già nel 2015, l’andamento nei due maggiori mercati dell’area: in Algeria l’export è sceso del 5,2%, in Marocco è aumentato del 13,3%.
Complessivamente, le vendite realizzate nei 10 maggiori mercati di esportazione, hanno raggiunto i 1.317 milioni di Euro, pari al 51% del fatturato estero totale del settore.
- Consulta le tabelle di dettaglio nell’articolo pubblicato su Ceramic World Review 121/2017